La vera "vera nascita" di Dante. Congetture logiche e astrologiche.



 in fotofinish nell’anno di Dante... non sono un dantista ma mi sembra di aver apportato qualche contributo alla questione dibattuta da 700 anni... 


Di “vere” date di nascita di Dante, si sa, ne sono state scoperte molte, purtroppo tutte differenti, e dunque tutte,  tranne forse una, non tanto vere quanto pretendevano. Nulla di male quindi se, nell’anno di Dante, ci proviamo anche noi. A differenza del cappello di Napoleone, dei chiodi della Crocifissione e delle mutande di Marylin Monroe, questa reliquia anagrafica esiste sicuramente: sta là, bisogna solo scovarla.

Come è noto, di Dante conosciamo con buon grado di certezza l’anno, il 1265, e non il giorno di nascita. La disponibilità di un insieme di dati indiziari e frammentari ha tuttavia stuzzicato nel tempo numerosi studiosi ad indagarlo. Quello che a mio avviso ha indebolito questi tentativi, è stato in genere la mancanza di quello che si dice un approccio multidisciplinare. I biografi e critici letterari spesso prendevano cantonate (fra questi Sapegno e Wikipedia!), trascurando persino fenomeni marchiani come la precessione degli equinozi; gli astronomi scontavano difetto di immaginazione e eccesso di cautela scientifica; gli specialisti, e cioè i dantisti, si limitavano in molti casi al trattamento esegetico, storiografico e meta-letterario dell’opera, snaturandone l’essenza se non distorcendola; gli astrologi deliravano a ruota libera facendo al solito la peggior figura di tutti.

Qui cercheremo di considerare nella prospettiva più ampia possibile i dati disponibili, di vagliarli con buon senso, e produrremmo alcune ipotesi basate su 3 ordini di considerazioni, con decrescente grado di certezza storico-scientifica e attendibilità: considerazioni di ordine storico, logico, biografico; di ordine astronomico; infine di ordine astrologico. Queste ultime sono naturalmente da considerare delle pure speculazioni, la cui eventuale validità dipende del tutto dalla validità e predittività dell’astrologia in generale.

I documenti più certi e probanti di cui disponiamo sono 2: gli indizi che fornisce lo stesso Dante sul suo oroscopo, eretto verosimilmente da Brunetto Latini, nel canto XXII del Paradiso; le informazioni fornite da Boccaccio nell’Esposizione sopra la Comedia di Dante. Secondariamente considereremo anche altri documenti, fra cui la Vita Nova, il canto XV dell’Inferno e il racconto dell’incontro con Cacciaguida nel XVI del Paradiso, i testi dei primi esegeti e biografi danteschi fra i quali Leonardo Bruni, Giannozzo Manetti, Francesco Bartolo da Buti. Molti elementi sono stati verificati o confrontati agli studi biografici condotti da Giuseppe Indizio, che fra quelli contemporanei mi sembrano i più puntuali, rigorosi e aggiornati. 

Dante così scrive:

tu non avresti in tanto tratto e messo 
nel foco il dito, in quant’io vidi ‘l segno 
che segue il Tauro e fui dentro da esso.                     

O gloriose stelle, o lume pregno 
di gran virtù, dal quale io riconosco 
tutto, qual che si sia, il mio ingegno,                           

con voi nasceva e s’ascondeva vosco 
quelli ch’è padre d’ogne mortal vita, 
quand’io senti’ di prima l’aere tosco;                          

Paradiso XXII, 109-117 

Parafrasi: nel tempo istantaneo in cui si mette e leva il dito dal fuoco, io ascesi al segno che succede al Toro (i Gemelli) e fui dentro di esso. O stelle gloriose, o astro carico di grande virtù (influenza), cui attribuisco tutto, qualunque esso sia, il mio ingegno, con voi nasceva e tramontava il padre di ogni vita mortale (il Sole), quando io respirai per la prima volta l’aria della Toscana.

Con questa perifrasi Dante ci dice dunque di essere nati nei giorni in cui il Sole era congiunto alle stelle dei Gemelli.

 

Possiamo asserire con certezza che tutta la Commedia è scritta con le effemeridi alla mano – presumibilmente le Tavole Alfonsine e l’Almanacco di Profazio Giudeo – e scandita con una precisione astronomica stupefacente, se si pone correttamente l’inizio del viaggio al 25 marzo 1301 (l’Annunciazione da cui cominciava l’anno a Firenze). Tutto ciò che Dante scrive (non solo nella Commedia, ma in tutta la sua opera) corrisponde dunque a incontrovertibili dati astronomici. Si tratta di una scelta che racchiude un significato profondo: se quello degli astri è stato considerato, sin dalla sua origine mesopotamica, il linguaggio che adoperano gli dei per comunicare con gli uomini, Dante non poteva che scegliere di scandire il tempo con l’orologio divino, piuttosto che col calendario secolare degli uomini, esprimendo in tal modo quel senso cosmico e universale che è forse il carattere più rilevante della sua opera.

Detto questo, per stabilire correttamente in quali giorni dell’antico e dell’odierno calendario si verifichi questa configurazione astrale, bisogna innanzitutto tener presente il fenomeno della precessione degli equinozi.

In tutta la sua opera, dalla Commedia al Convivio alle Rime per la donna Petra, Dante, come peraltro tutti gli astrologi coevi, fra cui il Latini, mostra di essere assolutamente consapevole di questo fenomeno, in ragione del quale si produce una sfasatura fra segno (riferito allo zodiaco tropico, che comincia il primo giorno di primavera) e costellazione (riferito allo zodiaco siderale, lo sfondo delle stelle reali).

Ad esempio Dante entra nel Purgatorio, nel terzo giorno del viaggio ultramondano, quando “lo bel pianeto che d’amar conforta/ faceva tutto rider l’orïente,/ velando i Pesci ch’erano in sua scorta.” (Purgatorio I, 19-24). Venere, astro dell’amore, entra infatti nel segno dei Pesci il 28 marzo 1301, mentre sarebbe entrato nella costellazione corrispondente circa 20 giorni dopo. Tutte le altre posizioni astronomiche, da quella relative alla posizione di Marte a quelle della fasi lunari, confermano la correttezza di questo approccio. Probante soprattutto ai fini della datazione del viaggio dantesco, è invece il riferimento alla congiunzione fra Saturno, a 23° del Leone, e Regolo, a 20°, (Paradiso XXI 13-5), poiché questa avviene all’incirca ogni 29 anni.

Se Dante aveva ben chiara la distinzione, e afferma di essere nato sotto il “segno che segue il Tauro”, non c’è alcun motivo di ritenere che si riferisse invece alla costellazione. Ebbene, secondo le effemeridi del tempo, che concordano peraltro con sufficiente approssimazione a quelle attuali, nel 1265 il Sole transitò nei Gemelli fra il 14 maggio e il 13 giugno,  mentre avrebbe sostato nella costellazione solo a partire da giugno. Possiamo quindi affermare con certezza che Dante nacque (o riteneva di essere nato) fra il 14 maggio e il 13 giugno. Sbagliano quindi quei biografi (il Sapegno fra gli altri) che considerano una nascita dal 21 maggio al 21 giugno, ma sbagliano anche astrologi come André L’Eclair, che indica una nascita a fine giugno sotto il segno del Cancro, corrispondente alla costellazione dei Gemelli.

Consideriamo a questo punto la testimonianza del Boccaccio:

E che egli fosse così assai ben si verifica per quello che già mi ragionasse un valente uomo, chiamato ser Piero di messer Giardino da Ravenna, il quale fu uno de' più intimi amici e servidori che Dante avesse in Ravenna, affermandomi avere avuto da Dante, giaccendo egli nella infermità della quale e' morì, lui avere di tanto trapassato il cinquantesimosesto anno, quanto dal preterito maggio avea infino a quel dì. E assai ne consta Dante essere morto negli anni di Cristo MCCCXXI, dì XIIII di settembre; per che, sottraendo ventuno di cinquantasei, restano trentacinque; e cotanti anni aveva nel MCCC, quando mostra d'avere la presente opera incominciata.

Esposizioni sopra la Commedia di Dante, I - 6

Boccaccio ci dice dunque che Dante è nato a maggio. Bisogna considerare ovviamente che il dato è di quarta mano (genitori > Dante > Giardino > Boccaccio ) e che anche il ricordo più vivido può essere fallace – problema questo che in gradi diversi si pone per ogni data di nascita. Ma posta questa generica riserva, non abbiamo nessuna ragione per non assegnare il massimo grado di buona fede e attendibilità alla sua testimonianza.  Il padre di Dante era cambiavalute e dunque pratico di aritmetiche, Dante conosceva benissimo il suo oroscopo, Giardino era un notaio, la cui esistenza e amicizia con Dante è storicamente documentata, e Boccaccio non era una favolista boccaccesco (spesso ahimé l’etimo è tradito dall’uso) ma un profondo umanista e un devoto e coscienzioso cultore dell’opera dantesca.  Il sempre attendibile e documentato Giuseppe Indizio ritiene che Boccaccio sia uno dei 3 esegeti, con Giovanni Villani e Leonardo Bruni Aretino, che siano fededegni, per moralità e perché hanno attinto a documenti di prima mano.  E’ innegabile ad ogni modo che, se alcuni episodi riportati da Boccaccio, ad es. l’avventuroso ritrovamento di 13 canti della Commedia, potrebbero essere stati “romanzati” o comunque accolti per fini narrativi,  non ci sarebbe stata alcuna ragione per alterare un dato neutro e privo di ogni suggestione letteraria come quello anagrafico. Una nascita in maggio non avvince il lettore più di una nascita in giugno. La circoscrizione del periodo a maggio concorda anche con quanto afferma fra gli altri Giannozzo Manetti, secondo cui Dante incontrò Beatrice all’inizio di maggio (calenda) 1274, avendo quasi 9 anni, e col racconto che fa Dante dell’incontro ne la Vita nova (Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto).

Possiamo quindi con ragionevole grado di certezza restringere la finestra al periodo 14-31 maggio 1265.

Dobbiamo quindi escludere, o assegnare a un ordine di probabilità piuttosto basso, tutte le ipotesi che spostano la data a giugno. Fra queste, con qualche rimpianto, quelle di Giancarlo Gianazza, che propende per il 13 giugno, e di Giovangualberto Ceri, che, dopo un’analisi piuttosto approfondita e circostanziata,  stabilisce quale data a suo dire certa il 2 giugno, con una categoricità e apoditticità che in verità è fuori luogo, dato il carattere interpretativo, come vedremo, di buona parte degli elementi che considera.

L’ipotesi di Gianazza muove dall’identificazione, sulla base degli scritti di Marsilio Ficino,  del lume pregno di gran virtù con Giove, e perviene poi alla data del 13 giugno applicando dei criteri cabalistici e numerologici che certamente Dante utilizza ampiamente nella Commedia. Ma innanzitutto non bisogna forzare i versi della Commedia, che avevano un fine etico, scientifico, allegorico, ma nello stesso tempo espressivo e letterario (vedi in particolare Epistola a Cangrande della Scala e dichiarazioni di poetica nel Convivio), fino al punto di leggerla in toto come una sorta di Codice criptato in stile new age, del tipo della profezia dei celestini. Secondariamente l’interpretazione numerologica di Gianazza è una pura congettura, anche piuttosto macchinosa e lambiccata. Infine, e soprattutto, è astrologicamente e astronomicamente escludente l’identificazione da cui parte Gianazza.  Secondo Tolomeo, Pietro d’Abano, Alfragano e le regole astrologiche del tempo, che grosso modo sono quelle utilizzate a tutt’oggi,  affinché un astro possa essere considerato in congiunzione a un altro, apportandovi il suo influsso, è necessario non solo che sia nello stesso segno, ma che ne sia distante preferibilmente meno di 2-3 gradi, comunque non più di 12. Giove sosta effettivamente nei Gemelli dal 7 al 13 giugno, ma resta nei primi 2 gradi, a una distanza dal Sole che varia dai 23 ai 29 gradi, senza formare quindi mai una congiunzione. Considerata anche la datazione a giugno, mi sembra che all’ipotesi di Gianazza, pur suggestiva, non si possa assegnare un significativo grado di probabilità.

Anche Ceri, un simpatico erudito che però ha l’evidente vizio di credere troppo alla sua erudizione, fonda tutta la sua ipotesi, con metodologia in sé corretta,  su un’approfondita analisi storica e astronomica dell’espressione O gloriose stelle, o lume pregno/di gran virtù – che egli fa però corrispondere a Capella e Betelgeuse, situate a suo dire a 16° e 18° dei Gemelli. Trascurando il fatto che i programmi odierni retrocedono Capella di alcuni gradi, Ceri individua come data il 2 giugno, che è il giorno in cui il Sole transitava fra le 2 stelle. L’accezione più comune del termine virtù, nel linguaggio astrologico medievale, è in effetti quella di influenza, o di caratteristica. Le stelle di gran virtù, virtuosiories, erano dunque le stelle più influenti, e cioè quelle di prima grandezza, che nell’Almagesto sono solo 15 su un totale di 1022. Questi numeri, come il catalogo dell’Almagesto di Tolomeo e quello successivo di Alfragano da cui sono tratti, erano ben noti a Dante (vedi Convivio, vedi Par. XIII 4-6). E fra le 15 stelle elettive, sono nel segno dei Gemelli solo Rigel a 6°, Capella a 12° e Betelgeuse a 18°.

L’argomentazione di Ceri è senza dubbio fondata. Tuttavia, a parte l’improbabilità della nascita in giugno, e l’eventuale opportunità, da un punto di vista strettamente astrologico, di spostare come vedremo la data al 1 o al 3 giugno, essa trascura alcune considerazioni di tipo letterario e linguistico che rendono per lo meno dubbie e interpretative le sue conclusioni. 

Analizziamo prima i termini poi i sintagmi. Il termine lume è uno dei più frequenti nella Commedia, e viene utilizzato nelle accezioni più svariate (occhi, torce, luci ecc.). Qui presumibilmente sta a significare astro, e può riferirsi sia a Sole e Luna, sia ai pianeti e alle stelle, e sia, per sineddoche (la parte per il tutto, in questo caso il singolare per il plurale), a un insieme luminoso e quindi a un’intera costellazione. Il termine virtù, in senso strettamente astrologico, sta per influenza o caratteristica, ma viene ovviamente usato spessissimo da Dante anche nell’accezione odierna. In particolare, lo usa nel senso di ingegno, o forse di valore morale, appena poche righe dopo: A voi divotamente ora sospira/l’anima mia per acquistar virtute/ al passo forte che a sé la tira. Da un punto di vista letterario e sintattico, considerata anche la ferrea concatenazione logica che caratterizza il cursus dantesco, dovremmo quindi con maggior probabilità considerare il secondo virtute riferito al precedente virtù, e intenderli entrambi come ingegno. Tuttavia non si può a rigore nemmeno escludere che il primo virtù sia usato nell’accezione astrologica e il secondo in quella morale, come suppone Ceri, né soprattutto che il termine sia da intendere come polisemico (come tutta la Commedia, secondo le indicazioni che ne dà lo stesso Dante nell’epistola a Cangrande della Scala).

Anche l’invocazione O gloriose stelle, o lume pregno/di gran virtù, se correttamente concatenata al sintagma precedente (fui nel segno che segue al Tauro), si dovrebbe riferire più all’intero asterismo dei Gemelli che non a un singolo astro. Ceri peraltro non spiega il passaggio dal plurale (gloriose stelle) al singolare (lume pregno), che oltre che per ragioni stilistiche, o per necessità di rima con ingegno, può essere giustificato solo col riferimento all’insieme della costellazione o degli asterismi corrispondenti al segno. Un’altra ipotesi sarebbe intendere il primo vocativo, o gloriose stelle, come riferito al segno-costellazione in generale, e il secondo, o lume pregno di gran virtù, a una singola stella di prima grandezza, che potrebbe essere quindi Rigel, Capella o Betelgeuse. Dunque che il legame fra i 2 vocativi non sia esplicativo-ipotattico ma asindetico.  In questo caso però apparirebbe eccessiva l’enfasi data a questo singolo elemento oroscopico: se Dante deve tutto il suo ingegno (non poco peraltro) a una configurazione astrale, essa deve avere un’adeguata  forza, che può più plausibilmente essere espressa dal segno dei Gemelli nel suo complesso. Volendo andare nelle minuzie e intendere alla lettera le parole di Dante - il che io tendo ad evitare - si potrebbe anche argomentare che Dante spiega chiaramente, in Convivio II-III, di ritenere dotate di massima vertù le stelle più prossime all’eclittica, e bisogna quindi escludere per lo meno Capella, situata a 46° N sull’equatore celeste e a 22° sull’eclittica. Ad ogni modo io ritengo che non si deve commettere l’errore di intendere il linguaggio dantesco troppo analiticamente e letteralmente, tutta la comunicazione e in particolare quella poetica si avvale normalmente di spostamenti e condensazioni semantiche, ad esempio se Dante ci dice che nascendo sentì l’aere tosco, non se ne può trarre la conclusione che per lui fosse più importante essere toscano che fiorentino, ma solo che in questo caso per ragioni ritmiche, fonetiche e costruttive meglio gli convenisse il termine tosco. E così, se nell’incipit del poema avesse voluto esprimere un concetto univoco e analitico, non avrebbe usato la sua complicata perifrasi (nel mezzo ecc.) , che ha dato adito a interpretazioni equivoche, ma avrebbe scritto: 35enne. 

In conclusione tutto il passo appare, forse volutamente, ambiguo e interpretativo e non se ne può certo trarre una conclusione univoca, o necessaria e scientifica come pretende Ceri, che peraltro scambia disinvoltamente ciò che è numerico con ciò che è scientifico. Personalmente, ritengo che di gran virtù sia effettivamente un’espressione tecnica tratta da Tolomeo come intende Ceri, ma che Dante l’adoperi in modo libero e sintetico, riferendola all’intero segno dei Gemelli. Considerata però la presenza in un certo arco del segno di alcune stelle propriamente virtuose, e includendo correttamente fra queste anche Rigel, che Ceri sembra non considerare, potrebbe essere ragionevole assegnare maggiore probabilità a una nascita avvenuta nel periodo della loro congiunzione al Sole, e dunque dal 20 al 31 maggio, e segnatamente nell’ultima settimana, senza contraddire in questo modo le indicazioni del Boccaccio.

A favore di questa restrizione giocherebbe anche un’ipotesi congetturale ma particolarmente interessante, basata sul discusso passo che descrive l’incontro con Cacciaguida.  Con perifrasi molto macchinosa, Dante, al 34-39 del Par. XVI, scrive che Cacciaguida nacque quando al suo Leon cinquecento cinquanta / e trenta fiate venne questo foco (cioè Marte). Alberto Pimpinelli in un’approfondita analisi dimostra che l’anno a cui si riferisce Dante è il 1090, e deduce quale giorno il 10 luglio, data della congiunzione di Marte a Regolo, cor leonis. Egli nota anche la singolare ripetizione della stessa congiunzione il 30 giugno 1265. La datazione dell’anno mi sembra corretta, e probabile o possibile anche il parallelo fra le nascite di Dante e del suo avo più illustre, a cui il poeta dà un rilievo tutto speciale visto che gli dedica 4 canti. Non vedo però ragioni forti per considerare come riferimento la congiunzione di Marte a Regolo e non la sua semplice entrata nel Leone. Seppure è vero che a Regolo era attribuita un’importanza particolare, Dante in questo caso dice semplicemente che Marte venne al suo Leone, ovvero tornò allo stesso segno, che gli era per di più affine per natura (come spiega anche Pietro di Dante nel suo Comentum), congiuntura che si verificò nel 1090 a partire dal 15 giugno per 45 giorni (arco temporale che sarebbe a questo punto quello natale di Cacciaguida), e nel 1265 a partire dal 26 maggio. La coincidenza fra le 2 posizioni planetarie risulta a questo punto molto forte. L’ipotesi che Dante e Cacciaguida fossero entrambi nati con Marte nel Leone potrebbe inoltre trovare riscontro nell’incipit del canto (versi 1-5), in cui il poeta afferma che la vera nobiltà non è quella che si eredità col sangue, ma quella del cielo, dichiarazione che certo potrebbe intendersi in senso più generico, ma che in tal modo ne acquisterebbe uno più preciso e pregnante, quello di una consanguineità astrale. Comunque si intenda questo passo l’affinità oroscopica promuoverebbe o rafforzerebbe la forte identificazione di Dante, che ben conosceva la posizione zodiacale del proprio Marte, con il trisavolo.  Da un punto di vista strettamente astrologico, consideriamo che le caratteristiche psicologiche e temperamentali di Dante ci fanno supporre indiscutibilmente una collocazione di Marte, astro dell’animus virile,  nel fiero, battagliero e focoso Leone (pensiamo solo alla famosa epistola in cui rifiuta orgogliosamente  il rientro a Firenze al prezzo di un’umiliante ammissione di colpa e di una somma di denaro), e non nel pusillanime e cedevole Cancro, in cui aveva sostato nei primi 26 giorni di maggio. In ogni caso, indipendentemente dalla validità dell’astrologia,  Dante non avrebbe potuto considerare un Marte nel Cancro un elemento in cui riconoscersi, e in cui riconoscere la propria parentela astrale con Cacciaguida. Ricordiamo infatti che anche per l’astrologia giudiziaria del tempo deve esistere una corrispondenza fra caratteristiche psicologiche e collocazioni planetarie. Si consideri infine che i cicli di Marte, data la loro secondarietà e irregolarità, sono del tutto inadatti a computare una nascita, e che la scelta di Dante potrebbe essere giustificata, oltre che dal fatto di trovarsi nel cielo del pianeta, dalla necessità di sottolineare un’affinità e parentela non solo di sangue ma astrale. Così come il fatto che Cacciaguida conosca il destino – le stelle – del discendente al punto da profetargli l’esilio.

Appare a questo punto proponibile, sebbene in via solo congetturale,  una datazione ristretta dal 27 al 31 maggio, il periodo della finestra considerata in cui Marte transitava nel Leone.

Siamo passati da considerazioni di ordine scientifico e logico a interpretazioni linguistico-letterarie, riducendo il grado di certezza delle nostre conclusioni. Da questo punto in poi, se vogliamo continuare a stringere la griglia calendariale, possiamo affidarci solo, salvo future scoperte documentali, a un criterio astrologico, e cioè non scientifico, basandoci sulla compatibilità del tema natale, sullo studio dei transiti e sulle discusse ma consistenti statistiche (soprattutto Gauquelin, ma anche Castille, Barbault, e altri) che confortano l’utilizzo predittivo dell’astrologia.

Il tema di nascita presenta alcune configurazioni sicuramente presenti per tutto il periodo considerato, che si attagliano perfettamente al personaggio. La congiunzione o un forte aspetto Giove Saturno è presente nei temi dei grandi costruttori di pensiero, (Aristotele, Galileo, Newton, Shakespeare, Voltaire, Rousseau, Diderot, Hegel, Kant, Dostoievsky, Proust, Marx, Heidegger, Wittgenstein, Lacan ecc) e qui è rafforzata da una stretta congiunzione a Mercurio, l’intelletto, o al Sole (a seconda della data), che ben descrive il suo spirito razionale e il suo aristotelismo. La Venere in Cancro ci dice molto della profondità e universalità dei suoi sentimenti. Un Marte in Leone sarebbe molto plausibile e corrisponderebbe al suo carattere orgoglioso. Bisogna supporre anche un forte Saturno (malinconia, introversione, precoce orfelinato, studi filosofici), valori plutonini (il viaggio nell’oltretomba), e pianeti in casa IX, VIII, III e XII. La sua visionarietà è da cercare negli aspetti che Nettuno invia a Sole-Mercurio nei primi giorni del periodo considerato, o a Marte negli ultimi. La Luna percorre l’arco zodiacale dall’Ariete al Capricorno, ci appare più rispondente in Leone, in Scorpione, in Sagittario, in Capricorno. Un Urano dominante o in aspetto a Luna corrisponderebbe ai suoi interessi astronomici. Avendo analizzato un migliaio di oroscopi di scrittori non mi è mai capitato di trovare una Luna, significatore dell’immaginazione, priva di aspetti (se non in temi di scrittrici donne che avevano sacrificato alla letteratura la loro lunarità femminile), il che si verifica per la data del 2 giugno proposta da Ceri, che riterrei quindi più plausibile se spostata al giorno precedente o successivo. I segni statisticamente più significativi negli oroscopi dei poeti e scrittori (miei studi su circa 1000 campioni, statistiche di Gauquelin, Choisnard e altri) sono: Luna e Mercurio forti, in genere nelle zone di Gauquelin (IX, XII, I, III), aspetti della Luna a Mercurio e Venere, aspetti Sole Giove nei narratori, Sole Nettuno nei poeti.

Veniamo ora allo studio dei transiti. Come ho già precisato altrove, personalmente non attribuisco grande credito all’astrologia predittiva (come lo stesso Dante, che attribuiva tutto il suo ingegno alle stelle ma poi metteva all’Inferno gli indovini), che in genere pronostica tutto e il contrario di tutto, ma ho empiricamente verificato che le analisi a posteriori producono spesso risultati sorprendenti. Non è un paradosso. I transiti possono corrispondere a eventi molto diversi, e sono al momento quindi inutilizzabili a fini previsionali, ma di fatto quasi sempre nello studio degli eventi della vita di un nativo ritroviamo aspetti planetari con una frequenza statisticamente significativa. Proveremo ad applicare questo metodo alle circa 12 date significative e documentate della vita di Dante di cui disponiamo, che vanno da quella di battesimo, alle 4 condanne all’esilio e al rogo, alle elezioni a capitano, consigliere e priore, a quella di morte, più un paio di date presunte dai racconti dello stesso Dante, come quella del primo incontro con Beatrice.  E’ da dire che il lavoro è complicato dal fatto che molto probabilmente alcune date che circolano sulle biografie ufficiali non sono corrette, o comunque non corrispondono alla nostra datazione, in quanto non considerano che a Firenze anticamente si adottava lo stile ab Incarnatione, e cioè si faceva cominciare l’anno il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione. Abbiamo di conseguenza spostato in avanti di un anno le date precedenti al 25 marzo, senza poter aver peraltro certezza che esse non fossero invece computate col calendario moderno, che forse coesisteva con l’altro (qui potrebbero soccorrerci i dantisti). Nessun problema ha comportato invece la conversione dal calendario giuliano a quello gregoriano, per i quali esiste una documentazione molto più precisa.  

Abbiamo cercato di utilizzare un criterio se non scientifico, obiettivo, selezionando per ogni data la posizione del Sole, di Giove e Venere nei transiti positivi e Saturno e Plutone in quelli negativi, e volta per volta dei significatori dell’evento, Mercurio e Marte se si trattava di cariche pubbliche e ambascerie, Nettuno se riguardavano l’esilio, con un’orbita di tolleranza di 3°. Abbiamo dunque selezionato 80 posizioni. Abbiamo confrontato la frequenza teorica degli aspetti con gli eventi effettivi, e valutato la significatività statistica dei dati con i programma messi a disposizione da Maurizio Tonino (http://www.astrionline.it/Aspetti/index.aspx, http://www.astrionline.it/P/index.aspx?Nome=Example&Total=151&Expected=80&Observed=120&Details=0&cambia=0) . E’ risultata una frequenza significativa di aspetti per alcune aree zodiacali, che mi riservo di sottoporre a ulteriori verifiche, ma di cui terrò conto nel formulare le mie ipotesi conclusive: 9-12° gemelli, con possibile estensione a 15°, area sensibile a eventi relativi a cariche pubbliche, cerimonie, epistole, processi; asse 22°-24° ariete gemelli cancro, collegato a eventi affettivi, ambascerie, prestiti, cariche pubbliche; asse 29° gemelli-sagittario, cariche pubbliche, epistole pubbliche; area a metà dello scorpione, quadrato 22° acquario: eventi affettivi, cariche pubbliche, viaggi.

Riguardo all’ora, la supposizione di Ceri che pone una nascita alla IX ora, conteggiata dall’alba e  equivalente alle 15 circa, appare credibile, se si considera il forte significato simbolico  che Dante attribuisce al numero 9 soprattutto nella Vita Nova. Appare anche credibile da un punto di vista astrologico con Ascendente in Scorpione (segno del sottosuolo, aspetto fisico grifagno), sole in VIII (corrispondente), pianeti in IX (elevazione, misticismo) e Nettuno al MC (il genio universale, e in quanto opposto alla IV significatore dello sradicamento e l’esilio). Da un punto di vista astrologico, si potrebbe considerare anche la IX ora computata dal tramonto o l’Ave Maria (30 minuti dopo), per arrivare alle 4 o forse le 5 di notte. In tal modo con qualche elasticità si potrebbe far ricadere il Sole nella casa dell’esilio, la XII, che ha segnato la vita di Dante. E’ tuttavia da considerare che la XII era anche la casa detta del Cattivo Genio (Tolomeo), in quanto “intorbida e oscura la luce degli astri”. Una XII forte non corrisponderebbe quindi alle previsioni favorevoli di Brunetto Latini (il glorioso porto dell Inf. XV, le gloriose stelle del Par.XXII). 

Stabilito quindi che la nascita è da porre certamente fra il 14 maggio e il 13 giugno, con elevato grado di probabilità nel mese di maggio, e presumibilmente nella finestra dal 27 al 31 maggio, proponiamo alla fine di questa analisi 4 date, in ordine decrescente di probabilità.

29 maggio 1265, h 16: compatibilità con i documenti forti (Par. XXII, Boccaccio); Marte in Leone, Sole congiunto Capella (gran virtù); Luna Scorpione trigona Venere; Sole (15°), Luna, Giove, Venere in punti sensibili ai transiti; generale compatibilità del tema con le caratteristiche psicologiche e intellettuali di Dante. 

30 maggio 1265. idem ma con Luna Piena in Sagittario (idealizzazione, elevazione) più forte e aspettata.

14 maggio 1265. Generale compatibilità, Congiunzione del Sole a Saturno, Mercurio a 11° Gemelli, esattamente nel punto più sensibile ai transiti. Marte in Cancro incompatibile con l’identificazione astrale a Cacciaguida e astrologicamente improbabile.

3 giugno 1265 (hp di Ceri corretta). Incompatibilità col racconto di Boccaccio, ma congiunzione con 2 stelle virtuosiores, maggiore compatibilità astrologica (Luna introvertita in Capricorno opposta a Venere Cancro, aspetto di alta frequenza negli scrittori). 

 

 

 

 

Faccio seguire alcuni stringatissimi e piuttosto disordinati riferimenti bibliografici e sitografici:

Commento di Francesco da Buti sopra la Divina comedia di Dante Allighieri" https://archive.org/stream/commentodifrance01dant/commentodifrance01dant_djvu.txt

Giuseppe Indizio, La profezia di Cacciaguida: nota sulla biografia di Dante nei primi anni dell'esilio, Rivista di studi danteschi, anno XVI, fascicolo 2, luglio dicembre 2016

Giuseppe Indizio, Pietro Alighieri autore del «Comentum» e fonte minore per la vita di Dante, Studi Danteschi, 2008, n.73

Giuseppe Indizio, Note di storia degli Alighieri: le origini (1100-1300), Studi Danteschi, 2009, n.74

La datazione del viaggio di Dante: 1300 o 1301. Un dibattito ancora aperto

di Valentina Costamagna, http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-datazione-del-viaggio-di-dante-1300-o-1301-un-dibattito-ancora-aperto-82245256.html

Giancarlo Gianazza, La data di nascita di dante Alighieri,  http://www.cosmologia-arcaica.com/testi/cosmo/datnasc.html#:~:text=Nell'%20anno%201265%20il%20Sole,mezzanotte%20del%2013%20Giugno%201265.

Alberto Casadei, Sull’autenticità dell’epistola a Cangrande, Atti del convegno di Madrid (5-7 novembre 2012), Ediciones La Discreta

Alberto Pimpinelli, 12 March 2012, Paradiso 16.34-39: una nota sulla data di nascita di Cacciaguida

Giancarlo Gianazza, La data di nascita di Dante Alighieri, http://www.cosmologia-arcaica.com/testi/cosmo/datnasc.html#:~:text=Nell'%20anno%201265%20il%20Sole,mezzanotte%20del%2013%20Giugno%201265.

Giovangualberto Ceri, Dante nacque il 2 Giugno 1265, ‘Ricerca ‘90’, Napoli, Ottobre 1993, n. 16

Giovangualberto Ceri, Lettera a Marinella - Introduzione al corso di «ASTROLOGIA DANTESCA »- ‘Linguaggio Astrale’ del CIDA, n. 109, Torino, Inverno 1997.


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